Design del recupero – Oggetti liberi da ogni schema
Dalla redazione de “Il Democratico”: http://ildemocratico.com/2011/02/18/design-oggetti-liberi-da-ogni-schema/
La libertà di emozionare sconvolgendo i formalismi, ascoltare le note di Brian May che suona sul tetto di Buckingham Palace, la voglia di far rivivere i vecchi oggetti dei mercatini, che siano di Londra o più “tradizionali”: è questo il clima in cui nascono sedie interamente rivestite di immagini, per comunicare attraverso oggetti liberi da schemi progettuali. Perché se Braque e Picasso sono i pionieri dell’applicazione del collage nell’arte, nel design per emozionare non basta la superficie: bisogna andare oltre la tela, utilizzare sedie come se fossero quadri.
Già nel periodo delle avanguardie Kurt Schwitters, con il suo Merzbau nell’Hannover anni trenta, utilizzava il collage per invadere lo spazio, assemblava immagini e oggetti di uso comune per creare installazioni artistiche con frammenti di cose appartenenti ai suoi amici. John Heartfield, sempre nella Germania dadaista, creava invece fotomontaggi satirici usando il collage come espressione politica, in un tempo in cui era forse più efficace comunicare con le immagini perché tutti potessero cogliere il dissenso sociale. I più vicini fratelli Campana, dalla vivace San Paolo, incollano peluches alle sedie, attaccano oggetti e stoffe brasiliane a mobili che invadono lo spazio con un’identità di ribellione e colore.
“Riutilizzare” sembra oggi il tema più caro a designer e artisti, mentre gli architetti utilizzano il riciclo per il recupero di strutture dismesse. Gli artisti rielaborano così vecchi oggetti, come i mobili della nonna, che altri butterebbero via. Il riuso è sempre stato un tema “speciale” per i creativi: i primi che si divertono a creare incollando sono del resto i bambini, artisti per eccellenza.
Tuttavia la forza di un’espressione artistica non è solo nella novità della tecnica, quanto nel concetto che si vuole comunicare, nello spirito con cui si applica il metodo. Tale filosofia è stata applicata alle sedie rielaborate da Silvia Cassetta per un’idea di comunicazione nata dalla Wake Up di Fabio Mazzocca. Questo progetto nasce dall’ironia e dalla voglia di comunicare attraverso le immagini, rendendo una semplice sedia un oggetto artistico e pubblicitario. La designer-architetto è sempre stata interessata al recupero di oggetti dismessi, forse per evidenziare un approccio diverso alla vita in cui, se le cose abbandonate si trasformano in idee colorate, le emozioni comunicano e curano vecchi ricordi. In questo caso rivestire sedie serve anche ad esprimere contenuti, come fossero riviste. Se Munari ironizzava sul tema della sedia progettandone una per visite brevi, tanto scomoda da non permettere quasi di sedersi, qui ora si gioca, si taglia, si incolla e si vernicia per creare la sedia che ti fa “sedere sui tuoi desideri”.
Perché mai una sedia dovrebbe servire solo a sostenere qualcuno? Offrire un’ulteriore funzione alla seduta non è una semplice operazione di “ready-made”, che estrapola l’oggetto dalla sua evidente collocazione, ma è voglia di divertire con arredi personalizzati ed esclusivamente pensati per un brand. Con le tradizionali tecniche del decoupage e del collage, ogni elemento d’arredo può così raccontare una storia. Queste nuove sedie artigianali danno nuova forma alla comunicazione dell’idea, che acquista così tridimensionalità.
Personalizzare una sedia o un arredo è forse la soluzione migliore in un sistema dove ogni cosa è ormai omologata, e chi non conosce design e architettura contemporanea è confuso da uno stile ormai diventato un non-stile perché presente in ogni mega-centro commerciale, nei non-luoghi contemporanei che ospitano un design diventato di massa.
This entry was posted on sabato, luglio 2nd, 2011 at 09:36
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