IN/FORMAL
Vince la Corea, il più concettuale è il Chile, ma il più urbanistico e storico è il Perù,
Il Chile, sembra il più carino: vivaci i colori e suggestivo per il contrasto tra l’ingresso tradizionale di una casa tipica e il modulo in cemento scaraventato lì come fosse un meteorite, nella parte espositiva vera e propria. Ma ‘carino’ non è un termine che si addice all’architettura …
La biennale severa dedicata all’architettura e non agli architetti ci ha insegnato che ciò che conta è analizzare problemi sociali e provare a risolverli, ci riesce molto bene il Perù che si occupa esclusivamente dell’architettura residenziale collettiva.
Un padiglione, molto architettonico nel volume, che ripercorre, in maniera chiara la storia dei principali insediamenti urbani, è stato quasi accademico nell’esposizione dei progetti; “In/formal”, questo il titolo, spiega un argomento tipico, ma molto attuale, la coesistenza di formale ed informale nelle città. In questo padiglione si comprende bene come ci siano delle energie sociali che agiscono direttamente e fisicamente sul territorio, oltre la pianificazione e la regolamentazione urbana.
Il Perù spiega quello che è successo… (anche in Italia), la coesistenza tra formale ed informale, ovvero tra un’ espansione spontanea sociale necessaria e collettiva e la “mano libera” degli investitori privati mossi da obiettivi capitalistici. Non è simile a molte realtà attuali? Gli sviluppi spiegati in questo padiglione sono: l’ “unidad vecinal” +”invasion“, entrambe stesso obiettivo, di origini opposte, convergono nel 1946 e cercano di rispondere alla crisi degli alloggi , progetti urbani da una parte ed occupazione di case dall’altra. L’ occupazione della collina di San Cosme a Lima, è la testimonianza di come se l’urbanistica non risolve le esigenze sociali, la gente si avvale del diritto necessario dell’occupazione, quindi il reato dell’ invasione diventa una necessità…
Il padiglione più romantico, quello dell’Ungheria: un’installazione con mollette sui cui disegnare personalmente da lasciare appese come ricordo, evocava il concetto pedagogico dell’architettura partecipata… in cui ognuno, con la sua molletta, contribuisce a rendere la costruzione completa solo alla fine…
Fundamentals 2014 si è conclusa… ha spiegato, non celebrato. La speranza è che l’architettura possa, anche, risolvere funzioni sociali, con maggiore consapevolezza dei luoghi e delle esigenze delle persone, i fondamentali ora li dovremmo conoscere…
This entry was posted on venerdì, novembre 28th, 2014 at 20:57
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Tags: architettura collettiva, architettura sociale, biennale architettura 2014, perù
Posted in: Architecture, Exhibit, Photography